venerdì 5 giugno 2009


Non era passata una settimana quando, appena dopo aver preso sonno, mi suonarono alla porta. Balzai come se mi avesse svagliato la sirena antiaerea. Mi guardai intorno cercando di realizzare. Non era tardissimo ma al contempo trovavo alquanto insolito la visita di chicchessia. Mi vestii velocemente e, nonostante l'ansia, mi precipitai alla porta. Lei non era affatto sorpresa e prima ancora che riuscissi a parlare aveva già varcato la soglia di casa. Senza voltarsi si tolse il soprabito e si accomodò in fondo al tavolo incrociando le gambe e fumando nervosamente una sigaretta. Mi guardava e probabilmente aspettava le dicessi qualcosa.
Io, ancora sconvolto dalla sorpresa, cercavo di assumere un atteggiamento serio e composto in attesa di riuscire a proferire parola.
- Tranquillo, non sei morto.domani ti sveglierai e ricorderai di questo incontro come di un sogno ma ora, ti prego di darmi ascolto. - Appena recuperato un minimo controllo di me stesso, mi accesi una sigaretta e, appoggiato al mobile del salotto la invitai a spiegarmi il motivo della sua visita.
- Non sto qui a spiegarti come ho saputo e perchè sono venuta, limitati ad ascoltarmi e se avrai cuore e rispetto per la mia storia sono sicura che ti sarà tutto chiaro. -
Per un momento la fissai e dopo una nuova boccata di sigaretta le feci un cenno per invitarla a proseguire.
Accenno' un sorriso ed iniziò - Sai, molte delle mie scelte sono state determiante dalla giovane età. Ho commesso una serie di errori che probabilmente mi hanno portata a quella che è stata, a detta di tutti, una vita bruciata troppo velocemente. Ricordo ancora quel giorno, viaggiavamo lungo una di quelle strade tutte curve della costa californiana, Lui mentre guidava come un vero pilota si girava di tanto in tanto per schioccarmi dei baci. Ah, i suoi baci erano più dell'oro. Comunque, in auto eravamo tutti amici e si rideva come pazzi - Mentre mi raccontava la sua storia non mi guardava, aveva lo sguardo assente come se nella sua testa stesse rivedendo tutto. Io la interruppi per chiederle come mai avesse iniziato proprio dalla fine e lei mi rispose - Sei curioso? si lo sei altrimenti non ti saresti interessato alla mia vicenda personale. Sai, nonostante tentare il suicidio per amore possa sembrare romantico io l'ho sempre considerato una pazzia. All'epoca ero arrivata a Roma come una promessa del cinema. Molti, dopo le prime apparizioni in Inghilterra, avevano scritto del prossimo sbarco a Hollywood ma in realtà mi fu proposto in modo quasi casuale un contratto per delle produzioni cinematografiche italiane da girare a Cinecittà. Era il periodo del neorealismo e, la stessa Hollywood era sbarcata a Roma. Per farla breve accettai entusiasta e venni in Italia. Ero bella, nonostante come tutte le donne non lo credessi affatto, ma lo ero, ora lo posso dire. - Confermai quasi imbarazzato e lei rise divertita.
- Da subito produttori e registi mi introdussero in quella che poi sarebbe diventata per tutti "la dolce vita" romana e lì conobbi Filippo Orsini. Affascinante e rispettato da tutti, di cuore sincero si dichiarò quasi subito. Iniziammo una storia travolgente creando scandalo. Io inizialemnte sottovalutavo l'ipocrisia borghese che da li a poco avrebbe travolto la nostra relazione ed ero convinta che il nostro amore avrebbe trionfato. Dopo la pazzia del tentato suicidio (ah quante risate mi feci con Gualtiero raccontandogli di quella sera, come adolescenti ci promettemmo amore eterno e tentammo il doppio suicidio) la nostra passione andò scemando. La sua "nobile" famiglia, minacciata della scomunica papale, lo riportò a casa con tanto di coda tra le gambe. Nel frattempo, con la complicità di amici comuni, conobbi Lui e fu amore a prima vista. Mi considerava una donna degna per il mo carattere ribelle, per il mio coraggio, probabilmente aveva iniziato a pensarla così leggendo le cronache delle mie vicissitudini sui giornali. Mi raccontava storie fantastiche e mi portava con lui nei suoi viaggi. Mi dedicai meno al cinema selezionando anche grazie alla sua "guida" le pellicole da girare e, così facendo, riuscivo a sentirmi amata e al tempo stesso appagata professionalemnte. Avevo solo 26 anni...-
Si fermò, non era commossa ma si era fatta seria, quasi turbata. Io mi avvicinai con l'intento di stringerla ma vedendomi muovere mi fisso e ricominciò a parlare.
- come ti dicevo correvamo come pazzi lungo la statale californiana quando improvvisamente l'auto iniziò a sbandare e finimmo dopo un incidente impressionante giù per una scarpata. Io, come da cronaca, ebbi la peggio e Lui non si perdonò mai quanto accadde. -
Si interruppe ed io non sapevo se avesse ancora qualcosa da dirmi. Mi guardò come se aspettasse qualcosa da me ed io, quasi istintivamente le dissi: Dopo di te non mi sono più innamorato. Delle donne di oggi ho una gran diffidenza, mi sembra così difficile potersene innamorare; sono troppo offerte, troppo disponibili, mentre il mio ideale di donna rimane ancora un antico ideale, che non usa più, che è oramai superato. *
Mi fermai e mi resi conto che nonostante avessi pronunciato quelle parole in realtà non ero stato io a pensarle.
Lei si alzò, indossò il soprabito, mi diede un gran bacio sulla guancia e si diresse verso la porta. Io la guardavo andar via imbambolato, avrei voluto dire qualcosa ma non ne ebbi la forza. Prima di chiudere il portone si voltò e con la felicità impressa sul suo volto mi disse: ci vediamo presto, aspetto il tuo fiore.

* da "Jacopetti racconta" intervista di Edgarda Ferri a Gualtiero Jacopetti.
(liberamente ispirato alla vita di Belinda Lee )

6 commenti:

Anonimo ha detto...

.............

fausto ha detto...

proprio io dovevo ospitare il commento di un anonimo muto? palesarsi o astenersi prego.

Alessandra ha detto...

ciao Fausto!
grazie per la dedica ... rido ancora per i tuoi commenti su dialetticon...poi si è aggiunto anche Caigo. Ok! smetto!
:-))))
Ale

fausto ha detto...

Benvenuta Alessandra.
perdona l'ironia spicciola ma ogni tanto ci vuole ;)
torna a trovarmi, ciao.

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

Hello. And Bye.

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