mercoledì 30 agosto 2006

Era arrivato, con la spinta di un geiser sbuffò inumidendo ogni singolo neurone. Mi alzai a forza ed aprendo la grande vetrata mi diressi in equilibrio precario sulla sdraio di vimini. Un attimo per apprezzare la nuova comodità espressa dalle mille piume di un rigonfio cuscino trapuntato. "ssssss", mi continuavo a ripetere, "non rovinare il momento!!" ma, devo dire che la musica dei thievery corporation mi facilitava il compito. Una volta aperti gli occhi fu tutto come previsto. Un sole rosso porpora resisteva alla lenta rotazione della terra e pennellava di riflessi arancio e viola l'intero orizzonte, la spiaggia davanti la terrazza si era animata da miliardi di granelli di sabbia improvvisati a caleidoscopi che, riflettevano tutto il mistero del mare e del suo profondo blu cobalto. In preda ad allucinazioni mescaliniche decisi di accettare il messaggio... mi accarezzò la spalla e mi chiese di alzarmi. Per nulla sorpreso mi voltai e nell'incrociare lo sguardo tanto agognato mi chiesi fin dove fosse realtà e dove iniziava il sogno..."sei tu, proprio tu?" la banalità della domanda lasciava intuire l'imbarazzo che stavo vivendo. "si, prima o poi dicevamo e... credo che questa sia l'occasione giusta". Neri, occhi neri che alla luce del sole rivelavano profondi riflessi verdi erano l'origine della sua femminilità, labbra disegnate secondo proporzioni divine capaci di parlarti senza schiudersi ed in quel momento mi ripetevano di seguirla. Due balzi e ci ritrovammo a correre nella sabbia guidati da un istinto felino, l'uno preda dell'altro ma, nonostante i tentativi reciproci di porre fine alla "caccia" eravamo entrambi incapaci della zampata decisiva. Anche in quell'istante c'era la medesima distanza che aveva sempre contraddistinto il nostro rapporto. Ci fissavamo ad un palmo l'uno dall'altra divisi da un abisso insuperabile, scavato da anni di vite parallele, di condizionamenti, relazioni, catene sentimentali che nonostante l'unicità dell'incontro persistevano. Il suo sguardo sembrava consapevole della situazione e solo ora mi rendevo conto che rivelava una certa malinconica consapevolezza. "Gatta! Anche ora, persino adesso non posso?" non mi rispondeva ed io mi perdevo in quegli occhi, li scrutavo attendendo una risposta, seguivo i verdi riflessi cercando di leggere la rivelazione. "Gatta? Dimmi, rispondimi, tanta strada per illudermi? Eppure io la tua mano sulla mia spalla l'ho sentita! Mi hai toccato! Ne sono certo!!"… ma, proprio in quel momento, cominciavo a realizzare. Mi voltai per guardare in direzione della terrazza e mi resi conto che Spider, il mio gatto, mi stava fissando dalla balaustra. Mi voltai nuovamente, di scatto come improvvisamente colto dalla verità e, infatti lei non c'era più. Restava solo il rosso porpora, le venature arancio ed il blu, il sole, le nubi ed il mare…la passione, la bellezza e la verità.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

27/09/07

Le distanze non erano incolmabili...e non sono evanescente come un sogno... :)

fausto ha detto...

no, non sei evanescente, sei carne, sei donna, sei femmina, sei gatta.

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